“Vivian era misteriosa. Portava camicie da uomo, imprecava in francese, conosceva a memoria tutti i racconti di O. Henry, camminava come un uccello. E così, come un trampoliere dalle lunghe gambe, ha attraversato il suo tempo fotografandolo.”

Il diario di Vivian Maier. Scritto non con la penna ma con la macchina fotografica, la sua inseparabile Rolleiflex. Sempre al collo, sempre sul cuore. Occhio speciale per ritrarre i bambini dei quali, come tata, si prendeva cura; le persone comuni incontrate per strada; i quartieri delle città a lei più care, New York e Chicago; i luoghi lontani meta dei suoi numerosi viaggi. E dietro ogni scatto, centocinquantamila negativi, e migliaia di pellicole non sviluppate, l’interesse per l’altro, gli altri.

L’autrice e illustratrice Cinzia Ghigliano ha scelto un tratto talmente fedele alle foto in bianco e nero che Vivian Maier scattava in continuo, spesso a se stessa, che viene proprio il sospetto di trovarsi di fronte a delle foto vere, e l’aria che si respira nelle tavole è proprio la stessa dell’epoca e delle foto della Maier, quando era a New York e poi a Chicago a fine anni Cinquanta.