(Asmara-Massawa-Sana’a)

Il viaggio.

In senso concreto, di spostamento nello spazio e nel tempo e in senso simbolico, di desiderio, tensione di conoscenza, di ricerca, e di distacco.

Ognuno di noi è partito da casa con sogni, aspettative, desideri.

Ognuno di noi ha lasciato a casa qualcosa.

Un affetto, un lavoro, un impegno, una paura, una delusione…

Ognuno di noi si è alzato ogni giorno accarezzando l’ idea di realizzare qualcosa o anche semplicemente di stare bene.

E’ stato un viaggio importante, ricco di spunti e di pensieri.

E’ stato un viaggio a volte duro, per la nostra storia personale.

E’ stato un viaggio disarmante per la forza dei paesi in cui sostavamo.

E’ stato magico per il calore dei luoghi, per il colore della notte, per il sapore delle cose.

Per me è stata una delle esperienze più significative della mia vita…

Viaggiare con Lida e Ennio ha rappresentato un viaggio nel viaggio.

A volte i pensieri mi scorrono in testa come auto ad alta velocità sull’ autostrada e non riesco e non ho voglia o sono stanca, di trattenerne alcuno.

A volte fa così fatica pensare per la moltitudine di immagini che si rincorrono e si sorpassano, e si sovrastano e si scavalcano dentro e non puoi farci niente e non rimane niente, neanche se lo annoti, neanche se scatti una fotografia, neanche se esprimi un desiderio o trattieni il fiato per un  minuto.

Ma viaggiare con loro ha portato un microscopico cambiamento e ha fissato un qualcosa.

Il piccolo, piccolissimo mutamento è visibile e tangibile nelle immagini che ho portato a casa assieme ai ricordi e ai regali.

Foto diverse dal solito, dal mio “stile”. Dalla prima immagine, statica, di una pianta immobile sul davanzale segnato dal tempo, al nostro unico autoscatto: un ritratto che ci rende per sempre, insieme, sulla terrazza del Golden Daar.

Tra la prima e l’ ultima foto i mercati, i colori delle strade ma soprattutto la gente. Uomini e bambini. Ritratti che non fotografo mai!, per timidezza e paura, per non dover chiedere e per non dover interagire, per non affezionarmi, perchè il distacco, se ci si lega, è doloroso, è troppo doloroso.

Ma Ennio, che per primo ha creduto nella mia acerba e timida capacità di esprimermi per immagini, mi ha talmente stimolata a fotografare in questo viaggio le persone, che è avvenuto il piccolo cambiamento: le foto più belle hanno i colori dell’ uomo.

E a Lida, silenziosa nella sua pazienza, coraggiosa nelle sue scelte, vicina in questi anni così difficili e caotici,

devo il fatto di essere riuscita a fissare una cosa: “live is live”. E la vita va avanti. E non bisogna trattenere alcuna cosa.

Concludo con un brindisi fatto dalla zia all’ aereoporto di Sana’a poco prima di rientrare in Italia.

Un brindisi fatto con gli occhi commossi per le parole toccanti di Ennio: “A tempi migliori!”

Ed esprimo un desiderio: un altro viaggio insieme.

luglio 2008